Il costrutto della verginità

17/04/2021
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Chiariamo subito una cosa. La verginità è un concetto… un costrutto inventato di sana pianta dalla nostra società… con una storia molto lunga e complessa che ne spiega le motivazioni. E ogni generazione ha un rapporto diverso con la verginità.

Ai nostri tempi, per quanto moderni, perdere la verginità o “strisciare la carta V” è ancora considerato un traguardo importantissimo – un traguardo che molte persone sono più che contente di spuntare dall’elenco. Ma le cose stanno lentamente iniziando a cambiare, per la prima volta da molto tempo.

Oggi, più che mai, siamo meno definiti dalla nostra età, sessualità o dal nostro genere… piuttosto, siamo definiti dal nostro stato d’animo. Anziché concentrarci così tanto sull’“atto” in sé, perché non proviamo tutti ad attuare un cambiamento collettivo, un cambiamento che metta il nostro piacere personale al primo posto? Oh che mondo meraviglioso sarebbe…

QUINDI… nello spirito del progresso, sfatiamo alcuni miti comuni e meno comuni sulla “prima volta”, o sulla “V maiuscola” con rapido test di…

1. Una donna è vergine se ha un imene intatto.

Falso.
Prima di tutto: non tutte le donne nascono con l’imene; l’assenza dell’imene è perfettamente normale e non significa che manchi qualcosa. Assorbenti interni, sangue e dita possono passare facilmente attraverso la vagina senza rompere l’imene. L’imene non scompare neanche quando una donna ha sesso penetrativo per la prima volta: si distende solo!

Questo contrasta con gran parte del linguaggio che usiamo quando parliamo di “verginità”. La verità è che niente di fisico va “perso”… non avviene nessun cambiamento biologico nel nostro corpo.

2. Verginità non è un termine medico

Vero!
L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che il “test di verginità” rappresenta una violazione dei diritti umani. Questo perché dal punto di vista medico non è possibile stabilire se una persona abbia fatto sesso semplicemente osservandone la vagina. Ogni imene ha un aspetto diverso… alcuni sono perforati, altri hanno una forma a ciambella e alcuni sono appena visibili – ma essenzialmente, questo significa che non esiste uno standard per determinare se ci sia stata penetrazione.

Anche il Collegio Americano di Ostetrici e Ginecologi è d’accordo sul fatto che un esame medico accurato della verginità semplicemente non esiste.

3. Si perde la verginità quando si fa sesso penetrativo, vaginale, con un pene.

Questo è falso.
La verginità è eteronormativa, perché il sesso vaginale penetrativo è l’unico tipo di sesso legittimato nella nostra società. Questo significa che il concetto di verginità esclude per definizione la comunità LGBT… implicando che il sesso all’interno della comunità LGBT sia ‘inferiore’ e non altrettanto legittimo. Quasi tutte le specie hanno comportamenti omosessuali… eppure gli esseri umani sono gli unici che ancora non l’hanno accettato del tutto.

4. È meglio aspettare prima di usare dei sex toy.

Falso anche questo!!
Di nuovo, assorbenti interni, sangue e/o dita possono passare facilmente attraverso la vagina senza rompere l’imene. Detto questo, alcuni dei migliori giocattoli erotici per le donne sono pensati per essere usati esternamente, e non hanno alcun bisogno di avventurarsi dentro la vagina. Quindi prendete un po’ di lubrificante e lanciatevi a tutta velocità alla scoperta dei sex toy… scoprire cosa vi piace prima di coinvolgere un partner è un modo infallibile per fare sesso ancora meglio con il partner, quando arriverà il momento.

5. Il concetto di verginità perpetua un ciclo di vergogna.

Sì, assolutamente vero.
La purezza è un concetto… proprio come la verginità. Questi due concetti sono pericolosamente connessi, e creano un ciclo di vergogna per le proprietarie di vagina. Alle donne si insegna fin da piccole che la “purezza” è qualcosa di sacro da preservare. E che, quando una femmina fa sesso per la prima volta, dovrebbe essere doloroso… e ci sarà del sangue (falso e falso, tra l’altro). Questo concetto di purezza semplicemente non esiste per gli uomini. Ci sono infiniti motivi culturali che contribuiscono al divario orgasmico e a questo ciclo di vergogna, ma sembra che derivino tutti dalla nostra negazione culturale del piacere femminile. La nostra cultura giudica le donne che si godono il sesso, che hanno rapporti occasionali e più partner sessuali. Eppure, essere capaci di comunicare apertamente con il partner è essenziale per raggiungere l’orgasmo.

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