Perché i pompini sono diventati mainstream, mentre il piacere femminile viene censurato?
Molto di tutto questo ha inizio con il tabù del piacere femminile. Ci sono infiniti motivi culturali che contribuiscono al divario orgasmico (e alla disparità nel sesso orale sullo schermo), ma sembra che derivino tutti dalla nostra negazione culturale del piacere femminile.
Tanto per cominciare, l’educazione sessuale solitamente non è incentrata sul piacere. Durante la nostra crescita, la definizione di “sesso” che conosciamo inizia con un maschio che ha un’erezione e finisce con l’eiaculazione. La nostra cultura giudica le donne che si godono il sesso, che hanno rapporti occasionali e più partner sessuali. Perfino acquistare profilattici continua ad essere una pratica meno accettata se a farlo è una donna.
La nostra lingua racconta una storia simile. Ci sono infiniti termini gergali per riferirsi alla “fellatio”, ma ben pochi per il cunnilingus. Usiamo le parole “sesso” e “rapporto sessuale” come se fossero intercambiabili e la stimolazione del clitoride è considerata come un “preliminare” e non come parte dell’evento principale. Abbiamo un’infinità di soprannomi per il “pene” e pochissimi (se mai ce ne sono) per il clitoride. Tutto questo comporta disinformazione e la normalizzazione di alcuni atti rispetto ad altri (pompini).
Cosa serve, allora, per normalizzare il sesso orale (al meno sullo schermo)? Il mondo del rap rappresenta un caso di studio interessante sulle relazioni. Solo alcuni anni fa, si sentivano molto espressioni del tipo “Non leccare la figa e frega queste troie”, e adesso Lil Wayne promette di “trasformarla in una foresta pluviale, piovi sulla mia testa, chiamalo brainstorming”. In pratica assistiamo a un cambiamento che è avvenuto, a quanto pare, da un giorno all’altro. I rapper ora hanno il permesso di cantare il loro amore per il cunnilingus, di sottolineare cioè il sesso reciproco che in realtà hanno sempre praticato. Possiamo solo sperare che Hollywood li segua presto.